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Vi chiederete che relazione possa esserci tra Mr Robot ed il mio lutto.
Faccio un passo indietro. Gretel amava le lunghe passeggiate all’aria aperta ma più di tutto amava la semplice contemplazione della natura. Dopo un breve giretto era sua abitudine scegliere uno strategico posto riparato, preferibilmente all’ombra, e lasciarsi andare a lunghi sonnellini o accurate “vedette”. Assecondavo questo suo desiderio perché l’amavo ma più di tutto amavo vederla felice.
Ho così imparato a portare sempre con me un libro o della buona musica da ascoltare in attesa che si avvicinasse l’ora della pappa. Solo in prossimità del mezzogiorno o delle sette di sera Gretel si rialzava soddisfatta dal giaciglio, si stiracchiava e mi trainava affamata verso casa.
Nei nostri lunghi tredici anni assieme ne ho letti di libri ma soprattutto ne ho ascoltate di canzoni. Eppure come sempre accade sono alcune di queste restano indissolubilmente legate ad un ricordo, ad un momento di irripetibile perfezione.
Ed ecco che ieri sera ad accompagnare le bellissime scene finali di una bellissima serie tv parte Outro dei francesi M83. Ed ecco che parte l’evocazione di quel ricordo perfetto di me e Gretel a goderci la contemplazione della natura. Ed ecco lacrime e domande.
Per quanto ancora la morte di un “cane” farà così male? Per quanto ancora dovrò proteggermi dalla musica che tanto amavo? Quando tornerò ad una vita normale? Quando potrò cominciare a svolgere le mie normali azioni quotidiane senza che un’ondata di ricordi e dolore mi investa inaspettatamente?
Queste stesse domande – che mi accompagnano dall’inizio del mio lungo addio a Gretel – le ho rivolte a quanti come me hanno vissuto in passato la perdita di un animale domestico. Le risposte sono state tutte molto simili: “Ti abituerai ma non passerà mai davvero”, “Andrà meglio ma ti mancherà sempre”, “Guarirai dall’angoscia ma non dalla nostalgia”. Formule diverse per esprimere lo stesso concetto: questo dolore durerà per sempre.
Concetto che il famoso psicanalista Sigmud Freud espresse magistralmente in una lettera inviata al meno famoso (ma lasciatemi dire….decisamente più interessante) psicanalista Ludwig Biswanger parlando della morte di sua figlia Sophie:
Sebbene tu sappia che dopo tale perdita il profondo stato di dolore si placherà, sappiamo anche che rimarremo inconsolabili e che non troveremo mai un sostituto. Non importa ciò’ che colmerà il vuoto, anche se qualcosa lo dovesse colmare completamente, resterà per sempre qualcosa d’altro…Ed effettivamente è così che deve essere. E’ l’unico modo per rendere perpetuo quell’amore a cui non vogliamo rinunciare
Di fronte a una perdita significativa – e la morte di un animale domestico rientra tra queste – non ci “riprendiamo” mai davvero dal dolore. Superare il dolore, tornare alla normalità, andare avanti, sono solo false dichiarazioni edulcorate che assecondano l’umanissima tendenza a volersi disfare subito di ciò che non va o che non può essere compatibile con i nostri moderni stili di vita. Ma non è così che va con il dolore.
Questo non vuol dire che la guarigione non abbia un posto in esso. E’ semplicemente “ciò” da cui ci stiamo riprendendo che deve essere ridefinito. Se guarire significa ricordare Gretel, Ciccio, Toby, Stellina, Hina e tutti gli altri senza provare un tuffo al cuore allora non guariremo mai.
Se superare il dolore vuol dire riuscire a non commuoversi ricordando un nostro momento insieme allora non lo supereremo mai.
Se andare avanti equivale a tornare indietro allo stato fisico e mentale che avevamo prima della perdita dei nostri animali domestici allora resteremo sempre fermi.
Superare la morte di un animale domestico, così come di una persona cara, non coincide con un semplice “ripristino” di quello che eravamo quando loro c’erano ancora. Questo non potrà mai accadere. Guarire vuol dire piuttosto integrare la perdita dei nostri animali nella nostra nuova vita trasformandone la presenza. Non più gioiosi compagni delle nostre giornate ma costanti guide interiori delle nostre azioni.
Guarire è imparare a celebrare la loro presenza in noi pur nell’assenza fuori di noi.
Solo in questo modo ci riprenderemo dall’intensa angoscia del dolore ma non dal dolore stesso. Perché il dolore nasce quando muore qualcuno di significativo e finché quella persona o animale rimane significativo il dolore rimarrà.
Ed effettivamente è così che deve essere. E’ l’unico modo per rendere perpetuo quell’amore a cui non vogliamo rinunciare. Freud ha saputo spiegare in modo efficace il “nodo gordiano” dell’intera faccenda: il dolore è un’espressione d’amore! Ancora di più, esso è un’espressione di fedeltà a quell’amore.
Spesso le persone attorno a noi, quasi sempre spinte da buoni propositi, ci invitano a “guardare avanti” ma non sanno che, pur sbirciando la nuova strada dinanzi a noi, non potremmo mai fare a meno di guardarci indietro.
Se il dolore esiste è perché ha un senso, è perché non verrà mai un giorno in cui non desidereremo un altro momento, un’altra passeggiata, un’altra dormita assieme sul divano o un ultimo arrivederci con il nostro animale defunto. Possiamo solo imparare a convivere con questi desideri e imparare ad accettare che non si avvereranno, almeno non qui sulla Terra. Ma non smetteremo mai di desiderarli perché non si può smettere di desiderare ciò che si ama ancora.
Forse una canzone, un luogo, un libro, una foto che ci parlano dei nostri animali che non ci sono più non smetteranno mai di farci piangere. Continueremo ad avere giornate migliori e giornate peggiori fino a quando un giorno ci ritroveremo a scoprire che quelle buone superano le cattive.
Ma il dolore sarà sempre lì, come una vecchia ferita che fa male quando piove. E anche se questa prospettiva può essere spaventosa nei primi giorni del dolore per la perdita dei nostri animali domestici, prima o poi l’accoglieremo come una benedizione. Perché amore e dolore crescono dallo stesso seme.
Ricomincio quindi da qui:
Ieri sera ho visto l’ultima puntata di una serie tv che ho amato tanto ed ho pianto chiedendomi quando questo dolore per la morte del mio cane passerà. Poi ho asciugato le lacrime e le ho ringraziate perché mi hanno ricordato quale privilegio sia aver vissuto un amore capace di farmi piangere ancora.
Mi hai fatto venire i brividi, grazie per le tue parole danno un senso a questa perdita
Cara Cinzia, grazie a te. Sapere che le mie parole possano essere anche solo un po’ di sostegno a qualcun altro è il mio obiettivo più grande. Ti sono sinceramente vicina in questo dolore. Un dolore per il quale purtroppo non esistono scorciatoie. Va solo attraversato senza mai dimenticare che domani, grazie ad esso, potremo dirci persone migliori.
Un abbraccio a te e a chi porterai per sempre nel tuo cuore